Il lavoro che c’è: Le professioni in crescita

//Il lavoro che c’è: Le professioni in crescita

Negli anni dal 2013 al 2016 in Italia il sistema telematico delle comunicazioni obbligatorie (CO) sui rapporti di lavoro che tutti i datori di lavoro pubblici e privati sono obbligati a registrare, completi di tutti i dati sui lavoratori interessati e sulle caratteristiche del rapporto di lavoro, ha incamerato 79 milioni di eventi dei quali 40 milioni hanno riguardato le assunzioni e 39 milioni le cessazioni di rapporti di lavoro. Se ne deduce che in quattro anni si sono avuti un milione di rapporti di lavoro in più.
Sono stati necessari quasi dieci anni (il sistema telematico delle CO è in funzione dal 2008) per analizzare questa fonte e produrre un vero e proprio osservatorio statistico che oggi il Ministero del Lavoro e l’Istat sono in grado di presentare fornendoci informazioni che ci permettono di saperne di più sul mercato del lavoro e di orientarci meglio nella ricerca di un lavoro.
Il Rapporto dell’Istat sul mercato del lavoro presenta interessanti scenari sulle professioni che crescono costantemente e quelle che invece diminuiscono, con una analisi dettagliata su alcuni specifici gruppi di popolazione. Sono 510 le professioni registrate e di queste 125 hanno una crescita costante in tutti gli anni producendo un saldo tra il 2013 e il 2016 di ben 1 milione 344 mila rapporti di lavoro in più.
Tra queste professioni “vincenti” troviamo settori di attività e livelli di qualificazione alquanto differenziati con una prevalenza di professioni a bassa qualificazione come addetti agli affari generali, baristi, camerieri, commessi, tecnici alle vendite, badanti, camionisti, addetti alla pulizia di uffici e braccianti agricoli anche se non mancano figure tecniche specializzate soprattutto del settore dell’istruzione, con i professori di scuole di ogni ordine e grado e del settore dell’information e comunication tecnology (ICT) con le figure professionali di analisti e progettisti di software, amministratori di sistemi, tecnici programmatori, esperti di applicazioni.
Sono invece 70 le professioni sempre in diminuzione che registrano il saldo negativo di 381 mila rapporti e tra queste spiccano le professioni dell’edilizia (muratori, falegnami, carpentieri, tecnici), i tecnici del lavoro bancario, gli specialisti della gestione e controllo della pubblica amministrazione, gli artigiani delle lavorazioni artistiche e le professioni operaie di addetti ai servizi di igiene e pulizia, fonditori, addetti ai macchinari, gli addetti ad archivi e schedari, i contabili e anche i direttori e i dirigenti in più settori.
I destini delle professioni tracciati dai dati statistici si differenziano tuttavia secondo le caratteristiche di età, di sesso e di cittadinanza della popolazione interessata.
Ad esempio, mentre per le giovani donne, che presentano 316 mila rapporti di lavoro in più tra il 2013 e il 2016, prevalgono le tre professioni di commesse, cameriere e bariste che da sole sommano 211 mila attivazioni in più, per i giovani maschi che nel complesso registrano un saldo positivo di 166 mila rapporti di lavoro, le professioni vincenti sono più distribuite e riguardano più settori e livelli di qualificazione. In primo piano c’è la logistica con gli addetti all’imballaggio e al magazzino e gli addetti alle consegne, segue l’ICT con gli analisti e progettisti di software, i programmatori e i tecnici esperti in applicazioni, e sono presenti professioni poco qualificate tradizionali come quella dei bagnini e professioni tecniche specialistiche come quelle dei disegnatori industriali e degli ingegneri energetici e meccanici.
Anche per le donne adulte in tre sole professioni si concentra oltre la metà del saldo positivo (+365 mila) e si tratta dei profili di addetto agli affari generali, professori di scuola secondaria e professori di scuola primaria. Per gli uomini adulti, le tre professioni vincenti in cui si concentra oltre il 60% del saldo di +210 mila rapporti di lavoro, sono bracciate, cuoco e camionista.
Infine, le assunzioni che riguardano gli stranieri presentano un saldo molto positivo se si considera che sono 240 mila i rapporti di lavoro in più su uno stock di 961 mila lavoratori dipendenti occupati, ma le professioni si racchiudono in sole tre possibilità nelle quali si concentra oltre l’80% della crescita: le badanti, gli addetti alle pulizie e il personale non qualificato nei servizi di ristorazione. Quando si dice che gli stranieri ci rubano il lavoro!

 

2018-11-22T17:20:19+01:00